EDITORIALE DEL SEGRETARIO GENERALE
MASSIMO BATTAGLIA
MASSIMO BATTAGLIA
CAMBIAMO LA MANOVRA!
Certo, come aveva anticipato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, abbiamo dovuto prendere atto che la manovra economica correttiva, che il governo si appresta a varare, è davvero dura e, ove restasse così com’è, richiederebbe pesanti sacrifici per tutti.
Però, pur in presenza di alcune (per non dire molte) criticità di un certo “peso”, per cercare di renderla “più digeribile” ai cittadini-lavoratori, pensiamo che l’atteggiamento migliore per le parti sociali dovrebbe essere, almeno inizialmente, quello di lavorare duramente perché, nella sua sede naturale, cioè in Parlamento, la manovra correttiva possa essere emendata; se non completamente (cosa umanamente impossibile), almeno nelle sue parti che penalizzano il pubblico impiego in maniera davvero esagerata.
Per ottenere questo risultato, tuttavia, è necessaria la volontà di dialogare e confrontarsi, anche in modo serrato, se necessario, con il governo, onde verificare sia l’eventuale “non blindatura” delle norme più critiche della manovra medesima, sia la possibilità di introdurre, con appositi emendamenti, modifiche che la possano rendere meno afflittiva.
Riteniamo, al momento, del tutto inutile e dannoso l’atteggiamento di altre parti sociali che, al contrario di Confsal-Unsa, Cisl e Uil, disposte al confronto, hanno già deciso manifestazioni e scioperi. Il sospetto che, così facendo, facilitano il gioco del governo non li sfiora neanche un po’.
Bah!
Noi, sul punto, abbiamo forti dubbi. Pensiamo che nessuno abbia mai creduto realmente alla favola di una crisi economica oramai in regressione, come pensiamo che nessuno abbia potuto rallegrarsi delle dichiarazioni, fatte quasi a scopo consolatorio, che, sempre dal punto di vista economico, c’erano Paesi messi persino peggio dell’Italia. Sulla reale consistenza della crisi non avevamo certo bisogno dei dati diramati da questo o quell’Organismo italiano e/o internazionale, né potevamo in alcun modo prendere per realistiche le
cose che, quasi a volerci rassicurare, ci venivano dette dai mezzi di comunicazione di massa. In realtà, la vera portata della crisi economica ognuno di noi l’ha sperimentata sulla propria pelle, faticando sempre un po’ di più, mese dopo mese, a far quadrare il proprio bilancio familiare.
E’ di tutta evidenza, ora, che a fronte di una realtà economica davvero disastrosa per tutti i Paesi dell’Europa, anche l’Italia debba porre in essere ogni iniziativa utile ad evitare il crack finanziario, come è già successo in Grecia.
Si, ma come fare? Dai primi dati ufficiali, emersi dalla conferenza stampa di “presentazione” della manovra, dobbiamo prendere atto, con grave disappunto, che, ancora una volta, la parte dell’agnello sacrificale tocca soprattutto al pubblico impiego. Infatti:
a) il blocco, fino a tutto il 2013, delle retribuzioni globali, comprensive del trattamento accessorio, ai livelli del 2009.
b) la sospensione dei rinnovi contrattuali per il triennio 2010-2012, in aperta violazione degli accordi sul nuovo modello contrattuale, sottoscritti dal governo e dalle confederazioni sindacali.
c) il taglio lineare del 10% delle risorse delle amministrazioni che avra’ ripercussioni negative sul funzionamento dei servizi.
d) il blocco totale del turn-over fino al 2014 che non consentirà alle amministrazioni il necessario cambio generazionale e favorirà ancora una volta il ricorso a costose esternalizzazioni e privatizzazioni.
e) la riduzione del 50% degli stanziamenti per la formazione, che blocca il processo riformatore finalizzato a migliorare la qualità del lavoro pubblico.
f) l’accelerazione del meccanismo di aumento dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego fino a 65 anni, nonché la possibile rateizzazione nel trattamento di fine rapporto
tutte queste voci costituiscono una sorta di castigo divino verso i dipendenti pubblici. Anche volendo ammettere, obtorto collo, che qualcosa bisognava pur fare, riteniamo ingiusto e punitivo verso il pubblico impiego l’adozione di così drastiche misure, che sembrano rispondere più ad una logica di comoda routine che ad una sorta di extrema ratio, che forse saremmo riusciti a capire un po di più.
Dato, però, che, ancora una volta, si è preferito colpire il pubblico impiego, è nostra convinzione che sia assolutamente necessario emendare, in modo significativo, i contenuti della manovra finanziaria correttiva così come presentata. La patata bollente, ora, passa nelle aule di Camera e Senato, ossia in mano alla Politica, che è chiamata ad operare scelte coraggiose.
Ma quali sono queste scelte coraggiose, infierire ancora una volta sui pubblici dipendenti?
No! Troppo facile prendersela sempre con questa categoria di lavoratori, fin troppo tartassata, da sempre, dalla nostra classe dirigente.
Se la Politica vuole, può giungere a soluzioni di maggiore equità, incidendo soprattutto su settori fino ad oggi ritenuti quasi come dei santuari intoccabili.
L’elenco sarebbe lungo e noioso, e si rischierebbe di sfociare in un discorso “politico” che vorremmo accuratamente evitare di fare.
Ma quali, e chi siano questi Totem della iniquità fiscale, che cioè pagano (quando pagano) non come Costituzione comanda, cioè in modo direttamente proporzionale alle entrate, ma…al contrario, ossia più guadagnano (?)…e meno tasse pagano, be’, tutti lo sappiamo. Solo il Fisco sembra non conoscerli.
Pertanto questa manovra, ora che arriverà in Aula, dovrà essere ricondotta entro i limiti di una maggiore equità, fiscale e sociale, evitando di esibirla strumentalmente solo come un bottino di guerra.
Le risorse ci sono, ed in abbondanza!
• Basterebbe andare a “pescare” nel vastissimo mondo dell’evasione e dell’elusione fiscale.
• Basterebbe che si evitassero davvero, da oggi in avanti, tutti gli assurdi sprechi che discendono da una gestione della cosa pubblica a dir poco “allegra”.
• Basterebbe che proprio la Politica, per prima, ed a cominciare dal suo interno, mettesse seriamente mano a quell’autentica emergenza nazionale rappresentata dalla questione morale, che è all’origine di tutti i mali.
Ma ne avrà il coraggio e, soprattutto, la forza?
Però, pur in presenza di alcune (per non dire molte) criticità di un certo “peso”, per cercare di renderla “più digeribile” ai cittadini-lavoratori, pensiamo che l’atteggiamento migliore per le parti sociali dovrebbe essere, almeno inizialmente, quello di lavorare duramente perché, nella sua sede naturale, cioè in Parlamento, la manovra correttiva possa essere emendata; se non completamente (cosa umanamente impossibile), almeno nelle sue parti che penalizzano il pubblico impiego in maniera davvero esagerata.
Per ottenere questo risultato, tuttavia, è necessaria la volontà di dialogare e confrontarsi, anche in modo serrato, se necessario, con il governo, onde verificare sia l’eventuale “non blindatura” delle norme più critiche della manovra medesima, sia la possibilità di introdurre, con appositi emendamenti, modifiche che la possano rendere meno afflittiva.
Riteniamo, al momento, del tutto inutile e dannoso l’atteggiamento di altre parti sociali che, al contrario di Confsal-Unsa, Cisl e Uil, disposte al confronto, hanno già deciso manifestazioni e scioperi. Il sospetto che, così facendo, facilitano il gioco del governo non li sfiora neanche un po’.
Bah!
Noi, sul punto, abbiamo forti dubbi. Pensiamo che nessuno abbia mai creduto realmente alla favola di una crisi economica oramai in regressione, come pensiamo che nessuno abbia potuto rallegrarsi delle dichiarazioni, fatte quasi a scopo consolatorio, che, sempre dal punto di vista economico, c’erano Paesi messi persino peggio dell’Italia. Sulla reale consistenza della crisi non avevamo certo bisogno dei dati diramati da questo o quell’Organismo italiano e/o internazionale, né potevamo in alcun modo prendere per realistiche le
cose che, quasi a volerci rassicurare, ci venivano dette dai mezzi di comunicazione di massa. In realtà, la vera portata della crisi economica ognuno di noi l’ha sperimentata sulla propria pelle, faticando sempre un po’ di più, mese dopo mese, a far quadrare il proprio bilancio familiare.
E’ di tutta evidenza, ora, che a fronte di una realtà economica davvero disastrosa per tutti i Paesi dell’Europa, anche l’Italia debba porre in essere ogni iniziativa utile ad evitare il crack finanziario, come è già successo in Grecia.
Si, ma come fare? Dai primi dati ufficiali, emersi dalla conferenza stampa di “presentazione” della manovra, dobbiamo prendere atto, con grave disappunto, che, ancora una volta, la parte dell’agnello sacrificale tocca soprattutto al pubblico impiego. Infatti:
a) il blocco, fino a tutto il 2013, delle retribuzioni globali, comprensive del trattamento accessorio, ai livelli del 2009.
b) la sospensione dei rinnovi contrattuali per il triennio 2010-2012, in aperta violazione degli accordi sul nuovo modello contrattuale, sottoscritti dal governo e dalle confederazioni sindacali.
c) il taglio lineare del 10% delle risorse delle amministrazioni che avra’ ripercussioni negative sul funzionamento dei servizi.
d) il blocco totale del turn-over fino al 2014 che non consentirà alle amministrazioni il necessario cambio generazionale e favorirà ancora una volta il ricorso a costose esternalizzazioni e privatizzazioni.
e) la riduzione del 50% degli stanziamenti per la formazione, che blocca il processo riformatore finalizzato a migliorare la qualità del lavoro pubblico.
f) l’accelerazione del meccanismo di aumento dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego fino a 65 anni, nonché la possibile rateizzazione nel trattamento di fine rapporto
tutte queste voci costituiscono una sorta di castigo divino verso i dipendenti pubblici. Anche volendo ammettere, obtorto collo, che qualcosa bisognava pur fare, riteniamo ingiusto e punitivo verso il pubblico impiego l’adozione di così drastiche misure, che sembrano rispondere più ad una logica di comoda routine che ad una sorta di extrema ratio, che forse saremmo riusciti a capire un po di più.
Dato, però, che, ancora una volta, si è preferito colpire il pubblico impiego, è nostra convinzione che sia assolutamente necessario emendare, in modo significativo, i contenuti della manovra finanziaria correttiva così come presentata. La patata bollente, ora, passa nelle aule di Camera e Senato, ossia in mano alla Politica, che è chiamata ad operare scelte coraggiose.
Ma quali sono queste scelte coraggiose, infierire ancora una volta sui pubblici dipendenti?
No! Troppo facile prendersela sempre con questa categoria di lavoratori, fin troppo tartassata, da sempre, dalla nostra classe dirigente.
Se la Politica vuole, può giungere a soluzioni di maggiore equità, incidendo soprattutto su settori fino ad oggi ritenuti quasi come dei santuari intoccabili.
L’elenco sarebbe lungo e noioso, e si rischierebbe di sfociare in un discorso “politico” che vorremmo accuratamente evitare di fare.
Ma quali, e chi siano questi Totem della iniquità fiscale, che cioè pagano (quando pagano) non come Costituzione comanda, cioè in modo direttamente proporzionale alle entrate, ma…al contrario, ossia più guadagnano (?)…e meno tasse pagano, be’, tutti lo sappiamo. Solo il Fisco sembra non conoscerli.
Pertanto questa manovra, ora che arriverà in Aula, dovrà essere ricondotta entro i limiti di una maggiore equità, fiscale e sociale, evitando di esibirla strumentalmente solo come un bottino di guerra.
Le risorse ci sono, ed in abbondanza!
• Basterebbe andare a “pescare” nel vastissimo mondo dell’evasione e dell’elusione fiscale.
• Basterebbe che si evitassero davvero, da oggi in avanti, tutti gli assurdi sprechi che discendono da una gestione della cosa pubblica a dir poco “allegra”.
• Basterebbe che proprio la Politica, per prima, ed a cominciare dal suo interno, mettesse seriamente mano a quell’autentica emergenza nazionale rappresentata dalla questione morale, che è all’origine di tutti i mali.
Ma ne avrà il coraggio e, soprattutto, la forza?
Il Segretario Generale
Massimo Battaglia
fonte: comunicato 53/2010 Federazione Confsal-Unsa
Allegato comunicato 54/2010 Federazione Confsal-Unsa su norme del decreto anticrisi che riguardano i lavoratori statali